Mercato senza effetti speciali: il bilancio è salvo ma l'entusiasmo no

01.09.2016 00:16 di  Luciana Magistrato  Twitter:    vedi letture
Mercato senza effetti speciali: il bilancio è salvo ma l'entusiasmo no
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© foto di Federico De Luca

Guardo le immagini di Hart a Torino (tralasciando i colpi faraonici della Juve o Aquilani autentico lusso a Pescara) e penso con un po' di invidia a quanto è bello quando un nuovo acquisto sa accendere l'entusiasmo e la fantasia dei tifosi. Alla Fiorentina di certo questa estate non c'è stato il colpo ad effetto e il mercato qualche ora fa si è chiuso senza sorprese che potessero coinvolgere i tifosi. Tifosi che si sarebbero accontentati anche di uno Sportiello qualunque (bravo per carità) pur di vedere qualche milione di quelli entrati dalla cessione di Alonso e dallo sponsor Folletto e non dover pensare che è stato un mercato all'insegna dell'austerity.

Per capire questo mercato va fatto un passo indietro, ai 39 milioni di passivo frutto di una gestione in cui la missione era un mercato ad effetto che trascinasse i tifosi (tolta l'ultima stagione). In quest'ottica erano arrivati Gomez e Rossi che, al netto di qualche partita, non hanno mai reso per la spesa sostenuta. Soprattutto in queste stagioni la Fiorentina ha assecondato fin troppo i capricci di procuratori e giocatori che, in fila indiana, bussavano per i rinnovi (cinque più il contratto a Diakhate in pochi mesi, più le promesse agli altri con Borja Valero in testa e non a caso è stato sacrificato Alonso e ceduto Mati Fernandez dagli ingaggi resi pesanti). Per non commettere più l'errore fatto con Neto è stato insomma commesso quello opposto. Certo in termini di risultati l'Europa è stata sempre centrata e poco si può imputare alla precedente dirigenza sportiva. Ma sul piano degli investimenti per il futuro e del fair play finanziario (si è sfiorata la sanzione Uefa) qualcosa andava fatto.

Così a Corvino è stato ordinato di abbassare il monte ingaggi, ripianare i debiti e sfoltire le rose, mantenendo ben inteso la squadra competitiva. Il dirigente viola, chi lo conosce lo sa bene, prende queste indicazioni societarie come una missione e la società dovrebbe dargli un premio visto che si è liberato di oltre 30 giocatori inutilizzati o, in alcuni casi, del tutto inutili alla causa viola, ha tenuto tutti i big sacrificandone uno (solo perché è rimasto Babacar, al quale in fin dei conti la piazza vuole bene perché cresciuto in viola) e ha chiuso il mercato a +20 milioni circa. Ma alla piazza non puoi chiedere di apprezzare questi ragionamenti, di accontentarsi dello scudetto del bilancio o di esultare per una plusvalenza. La tifoseria vive di sogni, di speranze, di emozioni e quelli vanno alimentati non con la calcolatrice o il registro dei conti in ordine ma con qualche colpo ad effetto. Forse questa tifoseria che ha firmato in bianco oltre ventimila abbonamenti e ha partecipato con grande affetto alla festa dei novanta anni, lo avrebbe meritato uno sforzo in più, un colpetto se non un grande colpo alla Higuain. Insomma la ciliegina sulla torta dei novantanni doveva metterla proprio la società.

Se il Torino si è regalato Hart, il Cagliari Isla e Borriello, il Pescara Aquilani, un messaggio per dire "ci siamo e ci crediamo anche noi" andava dato anche a Firenze. Ora non rimane che sperare che questi giocatori, sconosciuti ai più (sottoscritta compresa) diano il massimo e formino un gruppo fantastico in campo in grado di regalare successi ed emozioni. E soprattutto Sousa, se non gli piacesse il mercato e vuolesse dimettersi, si decida subito perché il dubbio che le sue "paturnie" e il suo malumore (giustificato) abbiano inciso sulla seconda parte della stagione resta. Stavolta scelga subito e porti in fondo i suoi pensieri. La tifoseria lo appoggerà comunque.